domenica 30 maggio 2010

Ciao Amoremio, è domenica. La solita tremenda odiosa odiata interminabile giornata di cosidetta festa.
Stasera però avrò qui a cena i Tuoi amici, il Seda e il Dobra, con relative mogli.
Mi sentirò come sempre una scarpa spaiata.
Mi costa una grandissima fatica invitare, non ho proprio più voglia di fare questo genere di cose, ma devo sforzarmi di tenere i contatti, e non posso essere sempre io ad andare dagli altri.
La dura legge della socialità impone regole.
Tutto mi costa fatica: vestirmi bene, mettere un po' di profumo, quel minimo di trucco per nascondere occhiaie e colorito grigiastro; io che amavo abbronzarmi un po', essere sempre curata e in ordine per Te, adesso non trovo proprio motivo per continuare a farlo; salvo che quando incontro persone che conoscevano Te, e mi sento in dovere di farTi fare bella figura. Voglio che Tu sia orgoglioso di me, che continui ad esserlo.
Ieri abbiamo parlato col cardiologo; avevi una brutta patologia, Amoremio, brutta e perfida. Difficilissima da individuare, temibile da curare. Avresti avuto, forse, qualche anno di vita in più se ce ne fossimo accorti, ma che tipo di vita? immaginarTi a dover dosare tutto, a non poter fare le cose che tanto amavi, a vivacchiare come Tu non avresti mai fatto, mi consola solo molto parzialmente. Ma un po' mi consola.
Se davvero dovevo perderTi, meglio che sia successo ora, senza farTi patire un'agonia di visite controlli limitazioni. Meglio per Te, naturalmente. Per me sarebbe andato benissimo anche averTi al 10%, ma per l'enorme bene che Ti voglio, preferisco essere qui io a tribolare, e avere la certezza che te ne sei andato senza nemmeno rendertene conto, senza soffrire, nel pieno della Tua vita densa di tutto.
Sei stato molto molto sfortunato, ha detto il cardiologo. I sintomi del Tuo primo malore ci hanno completamente depistati, ma aver scoperto qual era la tua patologia Ti avrebbe imposto privazioni e sofferenze per tenerla sotto controllo, senza nessuna certezza di  curarla.
E penso che nel Tuo petto batteva questo gran cuore generoso e nobile, ma era come una bomba ad orologeria. Aveva un tempo ben preciso, scaduto il quale ....
Voglio pensare che hai potuto addormentarti prima di conoscere la Tua sorte.
Che te ne sei andato senza sapere come stavano davvero le cose.
Che, potendo scegliere, forse avresti scelto proprio questo: qualche anno di meno, ma vissuto pienamente.
Mi fai una tenerezza speciale, Amoremio: ora che so qualcosa in più, ho l'impressione che il destino sia stato tirchio con Te, e invece devo sforzarmi di pensare che magari è stato molto generoso.
A me non cambia niente, Tu mi manchi sempre da morire, ma sapere che Tu sei partito sereno mi aiuta ad accettare la Tua assenza. Accettare è una parola grossa. Diciamo a capire.

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