sabato 26 maggio 2012

Dopo quasi un mese e mezzo, torno a scriverti qui.
È stato un mese e mezzo in cui, se possibile, ho sentito ancora più forte e densa la Tua mancanza. Stavo per scrivere "assenza*, ma la parola giusta è mancanza. Tu ci sei, Amoremio, sei profondamente nelle pieghe della mia vita, in questo tessuto che, come una novella Penelope, tesso ogni giorno e basta un nulla per disfarlo tutto. Ritrovandomi quasi al punto di partenza. Mi manchi e Ti rivedo continuamente. In sfumature di voci, in piccoli insignificanti gesti, in un uomo che guida tenendo il braccio appoggiato al finestrino, nell'andatura di una persona ... piccoli frammenti di Te, sparpagliati in giro, acciuffati con questi miei occhi che indagano e cercano, e dopo 28 mesi ancora Ti cercano.
Ricordi a mazzi, che si accavallano, uno richiama l'altro, si sgranano e si dilatano, nel tempo e nella memoria che mai difetta quando riguarda Te, Noi.
Ti abbraccio con la mente, col cuore, con le mani che ancora riescono a sentire la Tua pelle. Ti osservo in una foto, in un primo piano del Tuo viso, e riesco a ritrovare intatta la sensazione di quella tua barba morbida e appena accennata sotto le mie dita; a seguire i Tuoi lineamenti col il palmo aperto; a sorriderti come quando lo potevo fare davvero.
Ricordi legati a questa stagione. Alle nostre fughe per qualche giorno, in incognito, al mare quasi sempre. Alla macchina caricata frettolosamente e che ci portava via. Alla sacca da viaggio con dentro poche cose e ad un itinerario già collaudato o tutto da scoprire. Le nostre chiacchierate in macchina, con la luce del giorno che andava a infilarsi nel buio della notte e dentro quell'abitacolo c'era il fumo delle nostre sigarette, la radio in sottofondo, le risate per un nonnulla, la mia mano appoggiata sulla Tua gamba, o la Tua che veniva a cercare la mia. Dove ti porto? mi chiedevi. Chi se ne frega, ti rispondevo. Dove vuoi, per me va bene dovunque. Ed era vero. Non m'importava nulla della mèta, l'importante era il tempo con Te. Quella sera a Varazze, arrivare alla marina e trovarla piena di luci. O quella mattina a Monterosso, a fare colazione in spiaggia, brioche a cappuccino con i piedi nell'acqua. O quel pomeriggio a Torbole, a fare surf piegandoci come canne al vento. Bastava vederTi per essere felici. Come un bambino che ha riacquistato il suo territorio, Ti immergevi col viso nel vento, riempivi tutto il panorama. Eri imponente. Eri dovunque guardassi. Eri lì, e pensavo che sempre lì, davanti agli occhi, Ti avrei avuto.